Pensa.
Il nome del virus (SARS-CoV-2). Il nome della malattia (COVID).
Ti sei mai chiesta perchè si utilizzi questa nomenclatura?
Si continua, nell'informazione di base, a presentare il virus da una prospettiva umana. (e nella pubblica informazione, necessariamente, a
sovrapporre il virus con la malattia - per anni e anche ora, la base confonde hiv e AIDS come se fossero la stessa cosa. E non lo sono. Come non lo sono SARS-CoV-2 e COVID).
Chi studia i virus (e quindi ne studia anche l'evoluzione) ne è consapevole ed è in grado di contemplare anche l'altro punto di vista ossia quello
quello del virus.
Diciamo che una delle regole che si seguono nell'osservazione riguarda la virulenza, ossia il potere di un virus...è un termine fra l'altro discusso anche fra studiosi, che a volte preferiscono utilizzare patogenicità. (se ti interessa approfondire trovi parecchio a riguardo, e a mio parere parecchio interessante se l'argomento incuriosisce).
Pasteur diceva, in buona sostanza, che "un parassita efficiente vive in armonia con il suo ospite", da questo consegue che le infezioni latenti "devono essere considerate la forma ideale di parassitismo".
Per un po' si è andati in questa direzione (se sei curiosa cerca gli scritti di Zinsser, Burnet. Poi da loro i collegamenti li trovi, se la cosa dovesse iniziare ad appassionarti

).
Loro stessi però si sono accorti che che a questa sorta di regola esistevano importanti eccezioni.
Per esempio quei virus che uccidono con il 90% di mortalità, la rabbia per esempio. O anche l'hiv. (prima delle terapie)
Quindi entra in gioco un'altra variabile, ossia il fatto che non è tanto importante
se un virus liquida l'ospite, ma
quando lo fa.
(se fai il collegamento, e anche qui potresti vagare moltissimo, è la stessa variabilità considerata per l'emersione di una pandemia, il punto non è SE ma QUANDO, dicevano già parecchi anni fa gli "appassionati").
Se il parassita uccide troppo in fretta il suo ospite (diciamo conclamandosi in malattia?), si mette in crisi da sè.
E quindi
un buon uso uso del tempo da parte del parassita
è fondamentale, dal suo punto di vista, per la sua evoluzione.
Fondamentalmente, uccidere l'ospite in modo lento è buono.
(e nel frattempo passare di ospite in ospite riproducendosi - ai virus interessa la riproduzione, non la sopravvivenza - per quanto se ne sa ora. Questo è un punto non di poco conto).
Quindi la prospettiva dell'osservazione passa ad un altro piano, ossia
l'equilibrio nell'interazione dinamica fra virulenza e trasmissione.
(possiamo dire che qui il piano virus e il piano malattia iniziano ad interagire in modo più stretto?).
La rabbia è interessante da questo punto di vista. Uccide velocemente, ma in ogni caso prima di uccidere fa il suo passaggio di ospite.
Pensa la rabbia nelle mucche, non è diffusa. Come mai? (e non è che non esistano casi fra bovini ed equini, per esempio).
Semplicemente, si fa per dire, un ospite bovino, difficilmente scapperà dal recinto per andare a mordere e quindi infettare. Non è un buon ospite.
La rabbia "si sceglie" (maledetta umanizzazione) generalmente mammiferi carnivori, mordaci e dai denti aguzzi.
Il suo equilibrio, pur nella velocità, è positivo. Si replica (la rabbia è affascinante nel suo conclamarsi: se ne va direttamente a lavorare nel cervello dell'ospite scatenando aggressività, per farla semplice) e poi passa nelle cellule salivari per passare da un ospite all'altro. Pensa che roba magnifica!!)
L'hiv invece, che è classificato fra i lentivirus, se ne può stare comodamente nel suo ospite anche per una decina di anni.
Se ne sta lì, comodo comodo, lavorando sul sistema immunitario dell'ospite e replicandosi nel frattempo, usando un sistema di contagio sicurissimo (non esce nell'aria, passa da un organismo all'altro senza "mettersi a rischio"), fino al conclamarsi dell'AIDS.
Con le terapie che sono state studiate negli anni, l'ospite ha una qualità della vita praticamente uguale a chi non è positivo e anche le possibilità di contagio possono essere messe in controllo. E non solo con mezzi meccanici.
Ad un certo livello di viremia, anche avere per esempio rapporti non protetti con un positivo non è rischioso.
Io avrei serenamente rapporti non protetti con un positivo con viremia controllata, per dire.
Quindi, giro la domanda, un positivo hiv (asintomatico AIDS) è malato?
sì, no?
E' davvero un punto chiave in una prospettiva che esce dall'emergenza e si amplia nelle strategie di contenimento, gestione e prevenzione? (e quindi di investimenti ad hoc).
Non è che il punto non è tanto questo, quanto il fatto che pur nell'asintomatologia il virus sta "vincendo" la sua battaglia evolutiva e si sta replicando e evolvendo comodamente nel suo ospite, oltre che ovviamente diffondersi?
Ragionare da questo punto di vista significa iniziare a ragionare da un punto di vista sistemico, anche per quanto riguarda i sistemi di gestione e contenimento e prevenzione. Uscire dall'emergenza ed entrare nella progettazione multilivello. (pensa a come si lega un vaccino e la sua concettualizzazione, piuttosto che un test rapido, piuttosto che le cure, piuttosto che piani di trasporto, piani di contenimento alternativi agli ospedali, medicina territoriale, investimenti sociali per la varie categorie, etc etc)
Noi abbiamo timore del contagio e, storicamente, della malattia (e si fanno tutti i giochi di quanto è grave o meno il conclamarsi della malattia) ma dal punto di vista del virus la parte interessante sono le mutazioni che gli permettono di muoversi ed evolversi sfruttando i suoi ospiti.
Ma la malattia da dove arriva?
(vogliamo davvero rimanere nella prospettiva della malattia considerata a sè stante e quindi fermarci alla cura dei sintomi? quando tutto il campo medico si sta muovendo in direzione completamente opposta. E deve farlo, se si vuol parlare di prevenzione. Li vedi gli agganci con la politica sanitaria in questo passaggio?)
(uno dei motivi per cui mi sento presa per il culo riguarda il giochetto sulla storica e culturale paura della malattia (pensa alla malattia come colpa e punizione, da cui conseguono i giochetti che si fanno politicamente e informativamente. pensa alle possibili reazioni che si possono scatenare in risposta e come le si possono manipolare per dirigere l'opinione pubblica e guidare le scelte di massa.
In altri paesi, dove la malattia ha una diversa base concettuale, le informazioni passano in altro modo, ovviamente).
Questo per farla molto semplice.
Se un medico, che queste cose le sa o le dovrebbe sapere ben meglio di me che sono semplicemente una curiosona, si mette a dire quello che dicono io qualche domande rispetto alla sua integrità e alla sua correttezza intellettuale me le pongo.
E mi chiedo qualcosina riguardo al rapporto col potere che quel medico ha. (e inizio ad informarmi su chi è quel medico, con chi e per chi lavora, etc etc).
Perchè sotto a questo gira, la parte economica della considerazione del malato e di tutto il discorso della cura.
(e quindi finanziamenti ad ospedali, cure sanitarie domicialiari, mezzi e strumenti, farmaci, territorio).
Sono anni che mi sono convinta del fatto che il diritto alla salute sia ben sotto considerato rispetto all'economia della salute.
E la salute dei cittadini è un grande busisness.
Non penso che si possa mantenere uno sguardo ingenuo, di questi tempi.
Come non penso che si possa esimersi da osservare il quadro da una prospettiva meno che complessa, dove per complessa intendo l'interazione dei diversi piani umani e non.