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Old Compos mentis
Guest
Sarà la giovane età, non so, ma mi trovo spiazzata dalle situazioni e dalle reazioni che ho. Non so come muovermi. Mi sento una pedina in una enorme scacchiera che non conosco. Seguire l'istinto, questo è ciò che consigliano. Lo seguo, da sempre... e nel seguirlo quella vocina tanto imbarazzante e fastidiosa quanto saggia mi suggerisce ciò che accadrà; ed è ciò che è.
Allora mi domando: seguo l'istinto per assecondare le mie passioni, la vocina dispettosa già mi anticipa quanto sarà, ho imparato a mie spese che ciò che dice è veritiero, ma ogni volta, ogni santissima volta, in qualunque situazione e con qualsiasi persona sia, mi ostino a non voler dare un seguito ai consigli di quella vocina indisponente perché mi intestardisco a pensare che "questa volta la vocina potrebbe sbagliare", mi incaponisco a sperare che si sbagli... e puntualmente la vocina ha ragione, sale sul podio della vittoria, mi indica e mi dice -avevo ragione piccola, potevi fidarti di me!-.
Questa indole da romantica eterna contrasta fortemente col grande senso reale che ho. Se seguissi questo "senso del reale" probabilmente mi eviterei non poche delusioni, eppure continuo a non voler dare ascolto a quanto quella vocina suggerisce. Masochismo? Chissà. Purtroppo sono conscia delle delusioni cui vado incontro e continuo a camminare a testa alta verso quel portone che so di trovare chiuso. Stupidità? Può darsi. Ma quel che trovo di bello in quel cammino fino a quel portone mi spinge a voler percorrere quei sentieri, sebbene già sappia che quel portone sarà chiuso, lo so sin dalla partenza... e nel cammino la speranza che un qualsivoglia evento possa far sì che trovi quel portone socchiuso si acuisce, si autoalimenta di suggestioni.
Alle volte mi dico che vivere è difficile, non tanto per la vita in sé quanto piuttosto per questa volontà masochistica di sperare...
E come dice un mio amico -chi vive sperando, muore *******...-
Quanto mi girano le palle a chiedere risposte che già so.
Allora mi domando: seguo l'istinto per assecondare le mie passioni, la vocina dispettosa già mi anticipa quanto sarà, ho imparato a mie spese che ciò che dice è veritiero, ma ogni volta, ogni santissima volta, in qualunque situazione e con qualsiasi persona sia, mi ostino a non voler dare un seguito ai consigli di quella vocina indisponente perché mi intestardisco a pensare che "questa volta la vocina potrebbe sbagliare", mi incaponisco a sperare che si sbagli... e puntualmente la vocina ha ragione, sale sul podio della vittoria, mi indica e mi dice -avevo ragione piccola, potevi fidarti di me!-.
Questa indole da romantica eterna contrasta fortemente col grande senso reale che ho. Se seguissi questo "senso del reale" probabilmente mi eviterei non poche delusioni, eppure continuo a non voler dare ascolto a quanto quella vocina suggerisce. Masochismo? Chissà. Purtroppo sono conscia delle delusioni cui vado incontro e continuo a camminare a testa alta verso quel portone che so di trovare chiuso. Stupidità? Può darsi. Ma quel che trovo di bello in quel cammino fino a quel portone mi spinge a voler percorrere quei sentieri, sebbene già sappia che quel portone sarà chiuso, lo so sin dalla partenza... e nel cammino la speranza che un qualsivoglia evento possa far sì che trovi quel portone socchiuso si acuisce, si autoalimenta di suggestioni.
Alle volte mi dico che vivere è difficile, non tanto per la vita in sé quanto piuttosto per questa volontà masochistica di sperare...
E come dice un mio amico -chi vive sperando, muore *******...-
Quanto mi girano le palle a chiedere risposte che già so.
