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Old Diana
Guest
Avevo un apppuntamento stabilito telefonicamente alle 9 e 30 di venerdi. La sera prima cerco di evadere, riempio il mio tempo di cose stupide da fare e mi costringo a non pensarci.
Arriva la mattina. Sono nervosa. Avevo la sveglia molto presto ma mi trascino volutamente fino a mezz’ora prima dell’appuntamento nella speranza di essere costretta a non andarci. Poi mi fermo un attimo e mi dico che devo almeno trascinarmi fin li, poi il resto si vedra`. Ero abbastanza tesa.
Il centro e` a pochi passi da casa, lo raggiungo facilmente a piedi guardandomi continaumente intorno nella speranza di non incontrare nessuno . Entro e c’e` una specie di sala di attesa piena di donne, grandi per lo piu`..era un centro per sole donne. C’erano molti visi familiari, gente delal zona ma non consoco nessuno personalmente per fortuna. Aspetto pazientemente il mio turno poi una signora sulla cinquantina e dalla dizione molto spiccata ci divide in due gruppi a seconda delle eta`, “quelle nubili da una parte e quelle sposate dall’altra ”dice, e ci fa accomodare in due stanze diverse. Io a quel punto penso di essere stata scambiata per un altra ragazza, faccio presente che e` la prima volta che vengo e che ho un appuntamento, ma mi dicono che devo fare l’accettazione e che devo seguire le altre ragazze.
Ci fanno accomodare in una stanza piccola con una specie di balconcino che dava su un terrazzino molto carino,c’era un tavolo circolare non molto grande, una libreria con qualche libro di psicologia e di aritmetica..un ambiente piccolo ma accogliente. Per un attimo ho pensato che ci facessero doposcuola. Dalla stanza entrano ed escono persone continuamente , donne soprattutto, chiedendo della dottoressa, io ero di spalle alla porta quindi la maggior parte delle volte non ho neanche guardato in viso chi entrava. Ma studiavo le altre ragazze e l’ambiente, ascoltavo le voci. Poi ci vengono presentati dei moduli e ci viene detto di compilarli e ci viene presentata una ragazza praticamente nostra coetanea come dottoressa incaricata, dicono, di assisterci nel caso di perplessita`. Solo dopo mi rendo conto che l’unica funzione della ragazza era quella di prendere appuntamenti.
Inutile dire che io di perplessita` ne avevo e come, ero seduta d un tavolo con altre tre sconosciute e mi veniva chiesto di appuntare su quel foglio quali fossero i miei problemi per poi, mi dicono, discuterli tranquillamente con la dottoressa e le altre ragazze. Io che certe cose non le ho mai dette neanche ai miei genitori.
Pensai che le ragazze che erano con me non sarebbero state attente a cosa avrei detto o scritto , erano completamente assorbite dai loro problemi e si leggeva nella loro fisicita` uan gran voglia di comunicare, di liberarsi di qualcosa..una necessita` quasi dettata da un esasperazione. Io invece ero piuttosto reticente.Sono stata tentata di andar via piu` di una volta, ma poi una delle assistenti se ne accorge ed evidenzia le mie perplessita`..io annuisco cercando di spiegarne i motivi ma lei nn finsice neanche di farmi parlare e mi dice di pazientare e di star tranquilla.
Insomma compilo questo benedettissimo modulo in maniera piuttosto sintetica, telegrafica direi e lo consegno.
Qual’e` il problema? Momento di difficolta`.
Che sintomi sono presenti? Ansia
Prendo psicofarmaci? No
Poi arriva quella che dovbrebbe essere la dottoressa, la donna che ci ha diviso in gruppi all’inizio, e incomincia a leggere ad alta voce le nostre problematiche cominciando dalla ragazza seduta alla mia sinistra. La mia stessa eta`, blocco negli studi, chiusura caratteriale..la dottoressa le chiede che studi fa,le motivazioni di questo blocco, la ragazza ha difficolta`, forse essendo stata anche la prima interrogata, ma si sforza forse proprio spinta da qulla voglia di uscirne a cui facevo riferimento prima. La dottoressa la anticipa pensando di aiutarla nell’esprimersi e si da da sola le risposte alle sue domande. Appunta qualcosa sulla sua scheda e le da un appuntamento.
Poi passa alla prossima,una ragazza con degli occhi bellissimi, di un azzurro cristallino, capelli ricci, un po` in carne..ma che portava sul viso e dentro di se evidente segni di malessere. I suoi occhi gridavano stracolmi di sofferenza. Il suo sguardo trasmetteva un dolore che potevi sentire sulla tua pelle se la fissavi per piu` di qualche secondo.L’ avevo notata gia` in sala d’attesa, per un attimo ci siamo guardate. La dottoressa non fa caso ai suoi occhi ma incomincia a leggere ad alta voce anche la sua scheda ma poi rendendosi conto della situazione abbassa notevolmente il tono della voce finendo con il leggere a mente. Le dice che sta un po` scocciata, che e` bellissima e che tutto si sitemera`. La ragazza afferma di definirsi una depressa cronica e che fa alti e bassi da quandoa veva 10 anni e la dottoressa le risponde che nn puo` esserlo visto al giovane eta`. Dice che vorrebbe seguirla di persona quasi fosse un caso umano da studiare e fissa anche a lei un appuntamento.
Poi tocca a me, io dico poco, pochissimo. Sn esauriente e telegrafica nelle risposte. Sto sulla difensiva, analizzo quella donna, il suo lessico, il suo modo di rapportarsia me, il suo modo di analizzarmi. Lei si rende conto della mia reticenza e comincia di nuovo a presupporre lei per me..ma io non ero in difficolta`, solo molto sintetica. La dottoressa fa riferimento soprattutto ai miei studi, ma nulla di piu`. Mi dice che sara` costretta a seguirci tutte lei quasi come se avesse trovato qualcosa di interessante anche in me e mi da un appuntamento. Poi parla con l’ultima ragazza, l’aveva accompagnata il padre che pazientemente aspettava fuori, una bella ragazza molto attenta all’aspetto fisico a differenza delle altre due..la ragazza le parla delle sue ansie di dover fare tutto bene, di dover essere di aiuto ai genitori, del suo improvviso blocco negli sutdi..parla parla..e la psicologa la asseconda dicendole che ha la sindrome della prima donna, che lo stress dei genitori si e` riversato su di lei e che deve prenderne un po` le distanze..poi le dice che e` un suo primo pensiero e interromee la ragazza tranquillizandola a dando un appuntamento anche a lei.
Poi si rivolge a tutte e quattro e ci dice che ci incontrera` singolarmente al massimo un paio di volte ma con la promessa che faremo soprattutto terapia di gruppo..afferma che e` una terapia che funziona benissimo e che solo se lo riterra` assolutamente necessario fara` al massimo un terzo incontro esclusivo con noi. Ma che nn crede ci saranno grossi problemi, “noi giovani reagiamo presto”dice e cosi` ci congeda.
Io esco velocemente dal centro sollevata di aver lasciato dietro di me tutto quel dolore.
C’era un aria irrespirabile li` dentro. Sono anni che frequento ospedali volontariamente e che volontariamente vado incontro ad espressioni di dolore per trasformarle in timidi sorrisi. Non c’e` sensazione che mi riempia di piu`.Quella gente che incontro tra le corsie degli ospedali e` innamorata della vita e combatte con tutta se stessa per restarci aggrappata. Questo mi ha sempre affascinato In quel centro invece sembrava che non ci fosse sorriso che tu potessi regalare, male che potessi curare..il vero male sembrava la vita stessa.
Naturalmente non ho nessuna intenzione di tornarci, non mi e` piaciuto l’approccio che ho avuto on quelal donna, con l’ambiente. Sono andata li` chiedendo aiuto ma me lo hanno offerto in un modo che non puo` essermi utile. Dovro` risolvere i miei problemi diversamente, dovro` fare da sola ancora una volta.
Scusate il lungo e prolisso sfogo ma avevo bisogno di raccontarvelo.
Diana
Arriva la mattina. Sono nervosa. Avevo la sveglia molto presto ma mi trascino volutamente fino a mezz’ora prima dell’appuntamento nella speranza di essere costretta a non andarci. Poi mi fermo un attimo e mi dico che devo almeno trascinarmi fin li, poi il resto si vedra`. Ero abbastanza tesa.
Il centro e` a pochi passi da casa, lo raggiungo facilmente a piedi guardandomi continaumente intorno nella speranza di non incontrare nessuno . Entro e c’e` una specie di sala di attesa piena di donne, grandi per lo piu`..era un centro per sole donne. C’erano molti visi familiari, gente delal zona ma non consoco nessuno personalmente per fortuna. Aspetto pazientemente il mio turno poi una signora sulla cinquantina e dalla dizione molto spiccata ci divide in due gruppi a seconda delle eta`, “quelle nubili da una parte e quelle sposate dall’altra ”dice, e ci fa accomodare in due stanze diverse. Io a quel punto penso di essere stata scambiata per un altra ragazza, faccio presente che e` la prima volta che vengo e che ho un appuntamento, ma mi dicono che devo fare l’accettazione e che devo seguire le altre ragazze.
Ci fanno accomodare in una stanza piccola con una specie di balconcino che dava su un terrazzino molto carino,c’era un tavolo circolare non molto grande, una libreria con qualche libro di psicologia e di aritmetica..un ambiente piccolo ma accogliente. Per un attimo ho pensato che ci facessero doposcuola. Dalla stanza entrano ed escono persone continuamente , donne soprattutto, chiedendo della dottoressa, io ero di spalle alla porta quindi la maggior parte delle volte non ho neanche guardato in viso chi entrava. Ma studiavo le altre ragazze e l’ambiente, ascoltavo le voci. Poi ci vengono presentati dei moduli e ci viene detto di compilarli e ci viene presentata una ragazza praticamente nostra coetanea come dottoressa incaricata, dicono, di assisterci nel caso di perplessita`. Solo dopo mi rendo conto che l’unica funzione della ragazza era quella di prendere appuntamenti.
Inutile dire che io di perplessita` ne avevo e come, ero seduta d un tavolo con altre tre sconosciute e mi veniva chiesto di appuntare su quel foglio quali fossero i miei problemi per poi, mi dicono, discuterli tranquillamente con la dottoressa e le altre ragazze. Io che certe cose non le ho mai dette neanche ai miei genitori.
Pensai che le ragazze che erano con me non sarebbero state attente a cosa avrei detto o scritto , erano completamente assorbite dai loro problemi e si leggeva nella loro fisicita` uan gran voglia di comunicare, di liberarsi di qualcosa..una necessita` quasi dettata da un esasperazione. Io invece ero piuttosto reticente.Sono stata tentata di andar via piu` di una volta, ma poi una delle assistenti se ne accorge ed evidenzia le mie perplessita`..io annuisco cercando di spiegarne i motivi ma lei nn finsice neanche di farmi parlare e mi dice di pazientare e di star tranquilla.
Insomma compilo questo benedettissimo modulo in maniera piuttosto sintetica, telegrafica direi e lo consegno.
Qual’e` il problema? Momento di difficolta`.
Che sintomi sono presenti? Ansia
Prendo psicofarmaci? No
Poi arriva quella che dovbrebbe essere la dottoressa, la donna che ci ha diviso in gruppi all’inizio, e incomincia a leggere ad alta voce le nostre problematiche cominciando dalla ragazza seduta alla mia sinistra. La mia stessa eta`, blocco negli studi, chiusura caratteriale..la dottoressa le chiede che studi fa,le motivazioni di questo blocco, la ragazza ha difficolta`, forse essendo stata anche la prima interrogata, ma si sforza forse proprio spinta da qulla voglia di uscirne a cui facevo riferimento prima. La dottoressa la anticipa pensando di aiutarla nell’esprimersi e si da da sola le risposte alle sue domande. Appunta qualcosa sulla sua scheda e le da un appuntamento.
Poi passa alla prossima,una ragazza con degli occhi bellissimi, di un azzurro cristallino, capelli ricci, un po` in carne..ma che portava sul viso e dentro di se evidente segni di malessere. I suoi occhi gridavano stracolmi di sofferenza. Il suo sguardo trasmetteva un dolore che potevi sentire sulla tua pelle se la fissavi per piu` di qualche secondo.L’ avevo notata gia` in sala d’attesa, per un attimo ci siamo guardate. La dottoressa non fa caso ai suoi occhi ma incomincia a leggere ad alta voce anche la sua scheda ma poi rendendosi conto della situazione abbassa notevolmente il tono della voce finendo con il leggere a mente. Le dice che sta un po` scocciata, che e` bellissima e che tutto si sitemera`. La ragazza afferma di definirsi una depressa cronica e che fa alti e bassi da quandoa veva 10 anni e la dottoressa le risponde che nn puo` esserlo visto al giovane eta`. Dice che vorrebbe seguirla di persona quasi fosse un caso umano da studiare e fissa anche a lei un appuntamento.
Poi tocca a me, io dico poco, pochissimo. Sn esauriente e telegrafica nelle risposte. Sto sulla difensiva, analizzo quella donna, il suo lessico, il suo modo di rapportarsia me, il suo modo di analizzarmi. Lei si rende conto della mia reticenza e comincia di nuovo a presupporre lei per me..ma io non ero in difficolta`, solo molto sintetica. La dottoressa fa riferimento soprattutto ai miei studi, ma nulla di piu`. Mi dice che sara` costretta a seguirci tutte lei quasi come se avesse trovato qualcosa di interessante anche in me e mi da un appuntamento. Poi parla con l’ultima ragazza, l’aveva accompagnata il padre che pazientemente aspettava fuori, una bella ragazza molto attenta all’aspetto fisico a differenza delle altre due..la ragazza le parla delle sue ansie di dover fare tutto bene, di dover essere di aiuto ai genitori, del suo improvviso blocco negli sutdi..parla parla..e la psicologa la asseconda dicendole che ha la sindrome della prima donna, che lo stress dei genitori si e` riversato su di lei e che deve prenderne un po` le distanze..poi le dice che e` un suo primo pensiero e interromee la ragazza tranquillizandola a dando un appuntamento anche a lei.
Poi si rivolge a tutte e quattro e ci dice che ci incontrera` singolarmente al massimo un paio di volte ma con la promessa che faremo soprattutto terapia di gruppo..afferma che e` una terapia che funziona benissimo e che solo se lo riterra` assolutamente necessario fara` al massimo un terzo incontro esclusivo con noi. Ma che nn crede ci saranno grossi problemi, “noi giovani reagiamo presto”dice e cosi` ci congeda.
Io esco velocemente dal centro sollevata di aver lasciato dietro di me tutto quel dolore.
C’era un aria irrespirabile li` dentro. Sono anni che frequento ospedali volontariamente e che volontariamente vado incontro ad espressioni di dolore per trasformarle in timidi sorrisi. Non c’e` sensazione che mi riempia di piu`.Quella gente che incontro tra le corsie degli ospedali e` innamorata della vita e combatte con tutta se stessa per restarci aggrappata. Questo mi ha sempre affascinato In quel centro invece sembrava che non ci fosse sorriso che tu potessi regalare, male che potessi curare..il vero male sembrava la vita stessa.
Naturalmente non ho nessuna intenzione di tornarci, non mi e` piaciuto l’approccio che ho avuto on quelal donna, con l’ambiente. Sono andata li` chiedendo aiuto ma me lo hanno offerto in un modo che non puo` essermi utile. Dovro` risolvere i miei problemi diversamente, dovro` fare da sola ancora una volta.
Scusate il lungo e prolisso sfogo ma avevo bisogno di raccontarvelo.
Diana